Cloud Computing e competenze tecniche, il matrimonio “che s’ha da fare” oggi e sempre
l Cloud, si sa, è ormai un modello di business indispensabile per chi fa impresa in ogni settore dell’economia globale. Basti pensare che il colosso mondiale Amazon Web Services ha da poco annuncia che investirà fino a 2 miliardi di euro solo in Italia entro il 2029. L’investimento sosterrà, in media, una stima di 1.155 posti di lavoro equivalenti a tempo pieno all’anno entro il 2029.
Questo, dunque, dimostra e certifica l’importanza e la centralità del Cloud in chiave di sviluppo e implementazione di business. Ma c’è un ma. Stiamo parlando delle competenze tecniche per fornire ai propri clienti un’esperienza eccellente e senza soluzione di continuità su scala globale.
Le implementazioni Cloud rappresentano una assoluta priorità e questo lo certifica anche l’indagine di Gartner “2021-2023 Emerging Technology Roadmap”. È la mancanza di competenze tecniche l’ostacolo che non consente alle aziende di adottare il 64% delle tecnologie emergenti basate su Cloud come database, serverless e machine learning.
Questo è lo scenario e risulta alquanto significativo che Google stia formando oltre 40 milioni di persone per costruire competenze Cloud al fine di aiutare le aziende a modernizzarsi. Le aziende si preparano a un mondo che è sempre più connesso e decentralizzato, ma la necessità di fornire ai clienti esperienze online uniche e coinvolgenti mette sotto grande pressione i team DevOps e IT chiamati a innovare il più rapidamente possibile.
Così le aziende si trovano costrette a investire tempo e risorse per aggiornare i team esistenti o assumere nuovi specialisti per implementare e mantenere tecnologie emergenti basate su Cloud. Una sfida non da poco vista la mancanza di figure adeguate. E poi ci sono i budget sempre più limitati per la realizzazione e implementazione tecnologica. Il fatto che manchino figure tecniche talentuose e preparate a cogliere le sfide del futuro costringe le aziende a rinviare o addirittura, in casi estremi, a rinunciare completamente a realizzare progetti ambiziosi.
Poi c’è anche il tema della sicurezza. Più di un’azienda su tre si trova ad affrontare la difficoltà di gestire la sicurezza delle infrastrutture distribuite su più piattaforme. Una criticità amplificata dalla carenza di competenze all’altezza delle sfide che si vanno via via profilando, al proprio interno e sul mercato. Questa criticità emerge dall’ultima edizione del “Cloud Security Report 2022” pubblicato da Check Point Software Technologies, una società specializzata in cybersecurity. Secondo questo report, il 57% degli intervistati afferma di aspettarsi l’esecuzione di oltre la metà dei propri workload nel Cloud entro i prossimi 12-18 mesi. Il report, che è il risultato di 775 interviste a professionisti della sicurezza informatica, mette in evidenza come gli incidenti nel Cloud siano di fatto aumentati del 10% rispetto all’anno precedente. Poco più di un’azienda su quattro, per l’esattezza il 27%, cita come principale causa degli incidenti informatici che riguardano l’errata configurazione, cioè il problema più diffuso e che precede l’esposizione di dati sensibili o la compromissione degli account.